Astrazeneca e trombosi

Vaccino AstraZeneca: facciamo un po’ di chiarezza

Intorno vaccino AstraZeneca si è creata una diffusa confusione relativa alla sua efficacia, ai suoi rischi e quindi al suo utilizzo con ricadute relative alle indicazioni e alle modalità di somministrazione.

Analizzeremo la questione in modo chiaro, punto per punto, partendo dal tema delle sua indicazione.

Per chi è indicato il Vaccino AstraZeneca?

Tutto è partito dai risultati dei primi trial che avevano incluso soltanto una bassissima percentuale di pazienti con età superiore a 55 anni. Pertanto il vaccino era stato inizialmente indicato per le fasce di popolazione più giovani. Successivamente, soprattutto in considerazione dei dati del mondo reale ricavati dalle vaccinazioni a tapetto con AstraZeneca in Gran Bretagna, le agenzie regolatorie hanno consentito di allargare l’indicazione a questo vaccino a fasce di età superiori.

In seguito l’indicazione è stata spostata alle persone con età superiore a 60 anni. Questo è accaduto per l’insorgenza di eventi avversi anche gravi se pur rari, di cui parleremo dopo, e di eventi avversi più frequenti nelle fasce più giovani,

Questo confusionario ping-pong di indicazioni in parte è spiegato dal maggiore numero di dati raccolti, ma anche dalla mancata contestualizzazione degli eventi avversi che ovviamente non potevano che essere presenti nella popolazione più giovane, data l’indicazione iniziale.

Il caso delle trombosi e il Vaccino AstraZeneca

Passiamo ora alle considerazioni sugli effetti avversi. Facciamo riferimento in particolare da alcuni casi molto pericolosi di trombosi venosa in sedi inusuali come i seni venosi cerebrali. Recenti studi dimostrano che questo raro effetto collaterale sarebbe dovuto alla formazione di auto-anticorpi  diretti verso il fattore piastrinico PF4 che determina una nuova condizione patologica definita “trombocitopenia trombotica immune indotta dal vaccino”. Questa entità patologica presenta alcune somiglianze con la trombocitopenia indotta dall’eparina, una patologia in cui si ha una riduzione del numero di piastrine a seguito dell’assunzione di eparina, un farmaco anticoagulante ampiamente utilizzato.

In sintesi il meccanismo che porta alla trombosi sarebbe di tipo auto-immunitario, con lo sviluppo di anticorpi rivolti non verso il virus ma verso le piastrine. Da qui il conseguente sviluppo di trombosi e/o emorragie indipendentemente dalla presenza di una vasculopatia e/o di una malattia coagulativa.

I cardiopatici sono soggetti a rischio con il vaccino AstraZeneca?

No, per le conseguenze di quanto esposto sopra.

Dalla migliore comprensione dei meccanismi di questi eventi avversi deriva infatti:

  1. non sono maggiormente a rischio pazienti cardio-vasculopatici o pazienti con alterazioni dello stato coagulativo (vedi anche donne in terapia con anti-concezionali),
  2. non sono necessari, prima della vaccinazione, test di screening per identificare il rischio di sviluppare trombosi. Questi test infatti evidenziano pazienti con un più elevato rischio di trombosi rispetto alla popolazione generale derivante da alterazioni di natura genetica di alcune proteine che intervengono nel processo della coagulazione. Il meccanismo alla base dell’aumentato rischio trombotico è quindi molto diverso rispetto a quello che determina la trombosi venosa a seguito della somministrazione del vaccino.

Tutti i vaccini sono sicuri, AstraZeneca compreso

Speriamo di aver fatto un po’ di chiarezza sulle notizie spesso contrastanti che hanno interessato il vaccino AstraZeneca.

Possiamo ricapitolare così

  1. tutti i vaccini attualmente utilizzati presentano un rarissimo margine di effetti avversi;
  2. in Medicina bisogna sempre ragionare in termini di rischio/beneficio, con nessun intervento terapeutico a rischio zero.
  3. quest’ottica i dati della vaccinazione di massa con AstraZeneca in Gran Bretagna e con Pfizer in Israele dimostrano i sostanziali effetti positivi che stanno riportando la vita in queste Nazioni ad una relativa normalità.

E questa è un’ottima notizia.