Alcol e salute

Il caso

Recentemente la Professoressa Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova, chiamata in causa in relazione alla decisione da parte dell’Irlanda di inserire nell’etichetta degli alcolici gli avvertimenti sui danni alla salute, ha affermato: “Le bevande alcoliche causano infiammazione, favoriscono l’aumento di peso e consumarle regolarmente, anche se a piccole dosi, danneggia il nostro corpo. L’unica bevanda da consumare regolarmente durante i pasti è l’acqua. L’unica dose di alcol che non fa male è zero!».

Conosciamo la Prof.ssa Viola e la apprezziamo molto come immunologa per i suoi interventi durante il Covid-19, qui però ha forse voluto allargare inappropriatamente la sua sfera d’influenza in un settore che non è di sua competenza. Ritengo infatti che questa affermazione non sia valida e desidero analizzarne alcuni aspetti.

L’alcol a dosi elevate fa male

E’ risaputo come l’alcol sia una sostanza nociva se assunta in elevate quantità, arrivando a poter danneggiare qualsiasi organo e apparato. L’alcol può avere effetti deleteri sul fegato, conducendo a cirrosi epatica, può deprimere il sistema immunitario, provocare aumento di peso e causare problematiche cardiovascolari (per citare solo alcuni aspetti).

Per quanto riguarda il rischio di cancro, è noto come alcuni metaboliti dell’alcol, come ad esempio l’acetaldeide, siano in grado di provocare danni al DNA e ai meccanismi di riparazione cellulare. In relazione a quest’ultimo punto però, il lavoro del 2021, di Rumgay et.al, ha evidenziato che il rischio di cancro (nello specifico cavità orale, laringe, colon-retto, fegato, mammella e pancreas) è trascurabile nei pazienti con assunzione moderato/bassa di alcol. Altro aspetto da considerare è quello delle problematiche sociali che possono scaturire dalla scellerata assunzione di alcol, come gli incidenti stradali, episodi di violenza e la dipendenza da sostanze alcoliche.

Non bisogna demonizzare l’assunzione moderata di alcol

Nonostante ciò, esistono numerose prove a supporto del fatto che l’assunzione moderata di alcol non costituisca una minaccia per la salute e che addirittura possa portare a effetti benefici. Questo è vero in particolare per alcuni tipi di bevande alcoliche, come il vino rosso: non si deve generalizzare e porre sullo stesso piano tutte le sostanze alcoliche. Il vino rosso contiene delle sostanze chiamate “Polifenoli”, tra questi rientra il Resveratrolo, che posseggono importanti proprietà antiossidanti.

Il Resveratrolo ha una conformazione molecolare che si avvicina molto a quella degli ormoni estrogeni, infatti viene annoverato nella lista dei cosiddetti “fitoestrogeni”. Sono riportati in letteratura studi che dimostrano come i polifenoli abbiano un effetto antiossidante, antinfiammatorio e di regolazione positiva del metabolismo lipidico. Non a caso il vino rosso è stato associato a una riduzione del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete, alcuni tipi di tumore e disordini neurologici. Oltre a questo, come riportato sul principale testo al mondo di Patologia generale, il “Robbins”, il vino rosso è capace di attivare le Sirtuine, delle proteine associate a meccanismi di longevità e riparazione cellulare. Non a caso, le attuali linee guida emanate dalla Società Europea di Cardiologia nel 2021 sulla prevenzione cardiovascolare, consentono l’assunzione di circa 8 UI di alcol a settimana, che corrispondono quasi a 1 bicchiere di vino rosso al giorno. 

“In medio stat virtus”

Certamente il consumo eccessivo di alcol è dannoso e va scongiurato, come ci insegna però la metodologia della ricerca scientifica è necessario validare le ipotesi di ricerca su larghi campioni per poterle accettare. La Professoressa Viola, infatti, ha accennato anche a delle indagini condotte nel Nord Europa sul potenziale effetto negativo a livello cerebrale del moderato consumo di alcol. Si tratta di indagini preliminari e non validate, che dovremmo accogliere con il beneficio del dubbio. Così come non dovremmo essere eccessivamente entusiasti sui potenziali effetti benefici dell’alcol assunto in quantità moderate (seppur le evidenze a supporto siano estremamente convincenti), allo stesso modo non dovremmo demonizzarne totalmente l’assunzione, rimanendo fedeli all’insegnamento dei Latini “In medio stat virtus”.

Conclusioni 

Ritengo che un bicchiere di vino, soprattutto un bicchiere di vino rosso, non faccia male, a meno che non ci siano patologie epatobiliari o pancreatiche che ne controindichino l’uso. Il problema è complesso e dovrebbe essere analizzato in maniera razionale: è importante non eccedere con l’alcol ma io farei attenzione ad affermazioni allarmanti e fuorvianti, in favore sempre del metodo scientifico. Inoltre, non bisogna trascurare il fatto che è plausibile che alla base di notizie e prese di posizione così divisive ci possano essere degli interessi economici (ad esempio l’Irlanda potrebbe voler tutelare i propri prodotti alcolici). Nel mentre, secondo il mio punto di vista, possiamo tranquillamente brindare con un bicchiere di vino rosso insieme ai nostri amici: la convivialità, favorita dall’alcol, fa bene alla nostra salute senza ombra di dubbio!