25 Aprile 2021: Liberazione del COVID?

Il 25 aprile è la festa della liberazione per celebrare la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Lo scorso anno in questa occasione abbiamo espresso il desiderio di festeggiare anche la liberazione dalla paura o meglio dall’angoscia del COVID-19, ricordando anche
un altro valore espresso da tale ricorrenza, la resistenza.

Resistenza non solo di tutto il personale sanitario ma anche di tutti gli italiani. Nel 2020 erano passati appena tre mesi dall’inizio della pandemia. Oggi abbiamo superato l’anno e, se facciamo un bilancio, sicuramente la paura e l’angoscia sono pressoché scomparsi anche perché c’è la realtà positiva dell’efficacia dei vaccini.

La Resistenza al Covid

Per quanto riguarda la resistenza questa è messa ancora a dura prova perché l’informazione e la comunicazione hanno dimostrato e stanno dimostrando ancora grandi criticità. Quest’anno la festa della liberazione coincide con l’entrata in vigore del decreto sulle riaperture.

Sicuramente tale disposizione governativa aiuta a resistere. Ritengo però ancora più utile liberarsi dalla retorica e dalla propaganda che sono alimentate proprio dalla disinformazione e dalla comunicazione esuberante, spesso scorretta e contraddittoria.

La possibilità delle riaperture è stata motivata con il “rischio calcolato”. Sicuramente i dati attuali sulla pandemia dimostrano un miglioramento degli indici di contagio, del numero dei ricoveri e dell’occupazione in terapia intensiva unitamente alla progressione della campagna vaccinale.

A che punto siamo?

Ma ricordiamo che, essendo il numero dei contagiati decisamente sottostimato, possiamo ipotizzare che il vero numero di persone già entrato in contatto con il virus sia vicino ai 25 milioni, vale a dire un terzo degli italiani. Per quanto riguarda le vaccinazioni, anche nella peggiore delle ipotesi, a fine luglio avremo più di 20 milioni di vaccinati.

Facendo un rapido calcolo quindi, tra persone vaccinate e persone che sono già entrate in contatto con il virus dovremmo avere per fine luglio, ed anche prima, più di 45 milioni di individui che presentano in un modo o nell’altro immunità verso il virus. Questo numero che rappresenta il 70% della popolazione darebbe ragione del raggiungimento della cosiddetta immunità di gregge. Anche questi dati sono importanti.

A che serve il coprifuoco?

A proposito di dati, non esistono evidenze scientifiche sull’orario del cosiddetto “coprifuoco”: alle 22 o alle 23? Abbiamo assistito ad un braccio di ferro su questo punto a livello della compagine governativa, con il comitato tecnico scientifico che si è limitato a supportare le scelte più restrittive (alle 22) sostenendo che un’ora di contatto interpersonale in più logicamente avrebbe potuto essere deleteria.

Ma permettetemi questa considerazione: quando non esistono dati certi facciamo riferimento con umiltà al buon senso e al coinvolgimento responsabile della popolazione. Se si danno esclusivamente prescrizioni, senza spiegare bene, ecco che chiudere tutto alle 22 vuol dire comprimere in meno ore un’attività ludico ricreativa, con maggiore possibilità di concentrazione umana. Invece dilatare i tempi può anche avere la conseguenza di diluire i contatti.

Il Professor Fedele alla maratona contro la polio svoltasi nella primavera del 2013 a Roma.

Non è tanto importante chiudere alle 22 o alle 23 ma evitare le concentrazioni di persone, gli assembramenti e facilitare la comprensione e l’adeguamento a queste disposizioni da parte della popolazione.

Come detto prima tutti noi auspichiamo a breve il raggiungimento dell’immunità di gregge ma trattiamo gli italiani non come pecore. Aiutiamoli con una comunicazione corretta e partecipata ad una sempre maggiore consapevolezza e matura responsabilizzazione, frutto di progresso civile e culturale.