ROMA E CUORE: la storia continua ma non cambia.

Per chi legge lo Stetoscopio parlante ricordo l’articolo intitolato Roma e cuore del 2 febbraio del 2019 e invito a rileggerlo. Si parlava del mio cuore giallorosso, del cuore giallorosso di molti romani, degli effetti cardiovascolari negativi nel vedere brutte partite della Roma e dell’assenza di cuore della squadra.

Adesso abbiamo cambiato allenatore ed anche la Società ha un altro proprietario, sempre d’oltreoceano. Dopo apparenti miglioramenti nella squadra, nel gioco e nella gestione societaria, venerdì il test della verità rappresentato dal derby con la Lazio ha dato il suo verdetto: Purtroppo non è cambiato niente!

La squadra continua a non avere cuore ed è ancora alla ricerca di una specifica identità. Non c’è orgoglio, temperamento, spirito di gruppo, voglia di vincere.

I giocatori sono entrati in campo senza spirito di appartenenza ai colori giallorossi che dovrebbe esprimersi al massimo in una partita come il derby. Anche l’allenatore ha insistito senza umiltà sulle sbagliate scelte iniziali e alla fine sembrava abbandonare i giocatori e la squadra al loro destino.

Sono profondamente amareggiato per tutto ciò: in tutte le cose, anche nello sport, ci vuole anima, ci vuole cuore, passione, dedizione e voglia di farcela.

La mia amarezza però si estende anche alla considerazione dell’attuale situazione italiana. Siamo in piena pandemia e ci troviamo di fronte ad un paese in crisi politica-istituzionale senza cuore e senza anima, senza la volontà e il senso civico istituzionale di lavoro di squadra per superare il derby contro il virus.

Da romanista mi auguro che la Roma possa recuperare il senso di appartenenza e una rinnovata identità con l’orgoglio e la consapevolezza di squadra che rappresenta la capitale ma, soprattutto, da italiano mi auguro che l’Italia recuperi la sua cultura, la sua identità, il senso di unitarietà istituzionale per la sfida nei confronti della sopravvivenza del nostro paese in termini di salute, economia, civiltà.