Dal calcio e dal modello tedesco indicazioni incoraggianti nella lotta al covid-19.

Oggi pomeriggio mi sono seduto davanti al televisore, curioso di rivedere la ripresa del campionato di calcio tedesco. Si è molto parlato del protocollo tedesco tra necessità di riprendere e sicurezza dei calciatori. Debbo dire che gli stadi vuoti (ma in parte ci eravamo abituati all’inizio dell’epidemia) continuano ad ispirare una relativa tristezza anche perché ci ricordano la realtà che stiamo vivendo.

Tuttavia, sin dalle prime immagini del riscaldamento, della disposizione delle panchine per i non giocatori e per lo staff medico (con mascherina), dell’entrata in campo prima dei giocatori, poi degli arbitri, del rituale della monetina, ho ricevuto una positiva impressione di ordine e di organizzazione.

Successivamente, guardando le immagini del gioco attivo mi è sembrato di riscontrare una maggiore “pulizia” negli interventi e nei contrasti, l’utilizzo più di tecnica e di classe calcistica, che non di furbeschi espedienti di gioco e false sceneggiate. E qui il primo insegnamento dai campi di calcio: sostanza, preparazione, classe, professionalità e non approssimazione, “divismo”, retorica e propaganda.

Ma continuiamo la telecronaca.. molto simpatico e variegato il modo di festeggiare i goal, a volte con un balletto, rigorosamente a distanza, a volte toccandosi il gomito, soltanto raramente abbozzando un abbraccio. Forse le fasi più critiche sono quelle durante i calci d’angolo: qui si assiste in area di rigore ad un certo assembramento e la fatidica distanza di 1 metro non può essere rispettata. Tuttavia, proprio questa condizione fa riflettere sulle variabili ritenute responsabili del contagio virale. Sicuramente lo spazio è fondamentale così come il corretto distanziamento.

Sul problema del distanziamento oggi su La Stampa è uscito un interessante e pungente articolo di Piergiorgio Oddifreddi “l’aritmetica impazzita della fase due” che fa riferimento ai diversi distanziamenti proposti come se il virus fosse un geometra. Nell’articolo, tra l’altro, si passano in rassegna le varie teorie geometrico-spaziali dalla euclidea a quella riemanniana fino alla relatività di Einstein. A parte l’ironia su un argomento molto serio, sicuramente il distanziamento riveste importanza fondamentale nel contrastare il contagio.

Ma proprio vedendo la partita di calcio e il movimento dei giocatori, che tra l’altro si sono ben guardati da trattenute e abbracci fallosi, viene in mente la considerazione di un altro parametro: il tempo. Ritengo questa variabile sia stata sottovalutata: in particolar modo, la durata e i tempi di contatto interpersonale. È vero, la distanza fa la differenza, ma anche il tempo di contatto è fondamentale per la trasmissione del virus. Non a caso i lavori scientifici che hanno analizzato i cluster epidemici hanno sottolineato come la maggior parte dei contagi si sia realizzata in famiglia. Molto meno nei posti di lavoro, tranne che negli ospedali e nelle RSA, senza adeguata protezione.

Pertanto, in un momento in cui il governo e le regioni hanno emanato le regole di riapertura per la fase due, teniamo in considerazione senz’altro la distanza di sicurezza, ma non trascuriamo i tempi di contatto e di vicinanza per responsabilizzarci con buon senso e non cadere nella paranoia geometrico-ragionieristica. Ritornando al calcio secondo il protocollo tedesco, vorrei ricordare che il modello sanitario della Germania sembra funzioni conciliando salute, attraverso un sistema pubblico ben strutturato dal territorio all’ospedale, e ripresa delle attività economico-sociali-sportive sulla base di rigorosa organizzazione e responsabilizzazione consapevole della chimera del rischio zero.

Alla fine di questo pomeriggio calcistico, personalmente ritengo di aver ricevuto una boccata di ossigeno e una sferzata di vitalità. Da scienziato, tuttavia, non posso abbandonarmi a facili entusiasmi. Aspettiamo i dati obiettivi sui risultati di questa ripresa calcistica e sui modelli adottati per poter avanzare considerazioni conclusive. Di certo però i valori in campo oggi sono stati: professionalità, organizzazione, tecnica, rispetto, responsabilizzazione e “pulizia”.

Non pensate sia un bel modo di ripartire?